venerdì 21 dicembre 2012

ME L'AVESSERO DETTO

Ah, me l'avessero detto
quasi per dispetto
avrei sempre cercato di sognare
e seguire quel sogno
ancora prima di imparare
avrei imparato a parlare
a ridere, a bere e danzare
con gli altri ogni giorno
così per gusto, senza fatica
perché la vita è senza ritorno
se apri gli occhi solo ora
è un viaggio perso nella notte
dove non devi avere mai paura
mentre passano per le tue vene 
tutte le ore spese male
e i minuti spesi bene
e le follie viste con gli occhi
e sussurrate alle orecchie
abbassando un po' la voce
per ritrovare la memoria
ah, se me l'avessero detto
che amore e rabbia
danzano ancora insieme
e che aspettare non conviene
ma aguzzare la vista
e accelerare i passi
incontro a quello che ti aspetta
alla vita che non fa mai male
se a far male è solo aspettare
se è meglio un addio di un silenzio
un grido, una lacrima, un dolore
prima che ci ingoi
la nebbia fitta del tempo
ah me l'avessero detto
di baci ne avrei dati tanti ancora
sarei volato subito da te
tra le stelle
ti avrei cercato per mare
nuotando come un pesce sicuro
per risalire il rapido fiume
fino a quei boschi
finchè la vita non si spegne 
così senza aspettare 
di restare solo un'ombra
che passa e si dipinge su quel muro.


Ettore Tangorra    2012 

mercoledì 26 settembre 2012

Ridano le stelle

Voglio esser fedele a questa carne
a queste vene scure
che intravedo sotto la pelle delle mani
voglio sperare che domani il mondo
riconosca il valore degli esseri
che fecondano la terra
della vita fremente dei corpi
unico amore e fede
unico rispetto dei cuori
anche se mi parleranno di valori
anche se continueranno
a lanciare i sassi feroci della stupidità
della morale ottusa
del culto della sofferenza e del dolore
per cui si costruirono nei secoli
vesti di spietato potere
delle genti su altre genti
spero nel rispetto degli esseri viventi
unica prospettiva della mente
nobiltà della nostra stirpe
perduta nello spazio
dove la grandezza si fonde
coi minuscoli bosoni
so che sentirò i tuoni
dell'uomo vestito di nero
che lancia i suoi vani strali
che ama l'ignoranza dei bambini
e la culla tra le braccia
di donne stuprate
come simbolo della sua miseria
non più alta della polvere
che si posa
quasi ridendoti in faccia
sulla superficie delle stelle
che ridano anche quelle.


Ettore tangorra   2012

La Genziana

Come si sta bene quassù
veder dall'alto e ridere
cercare la felicità nel cammino
mentre arriva caldo il sangue alle mani
e si saziano gli occhi
si attende la sera per pensare
a tutta la luce assorbita
al verde delle valli
intraviste dal bosco dei castagni
quando una leggera ansia ti prende
e forse non basta il coraggio
per accettare la fine del giorno
e sognare domani
cercare come un saggio
di assaporare il minuto
e prolungarlo nel tempo
tempo salato della vita
come brezza di mare
che ora frusta la mia faccia
là dove volevo arrivare
profumo dolce nel naso
di una Genziana selvaggia
che si è fatta spogliare
così senza pudore per terra
dolce stupore
regalo di un giorno che vale
il mistero dell'uomo che l'afferra.


Ettore Tangorra   2012


Notte senza ritorno

Non può pentirsi il tuo cuore
viaggiando sulla linea d'argento
della costa alta sopra il mare
mentre prima degli occhi
arrivano le mie emozioni
passando dalle orecchie e dal naso
scoprire così per caso
di non esser saggio
come pensavo
di non esser quel che vedo allo specchio
posso sempre volare
forse anche lontano
per tornare a cercare
quello che ho lasciato
senza lacerare o sanguinare
e desiderare la morte
dopo essersi pentito
è così dolce e vero
seguire quella voce
amare il buio del sentiero
ma come non rischiare
le promesse degli occhi
e non navigare
desiderare di partire
immaginare anche solo una notte
una notte dolcissima e triste
notte senza ritorno.


Ettore Tangorra   2012

Il cammino

Segui le strade del tuo cuore
se non puoi farne a meno
se lo vogliono i tuoi piedi
e lo chiede la tua pelle
prenditi questo rischio
finche dura il mattino
così fresco e bello
attraverso quei ponti
bassi e antichi di dolore
e di storia
sotto i rami odorosi e amici
chiedi l'impossibile alle gambe
non misurare l'ardore degli occhi
e non smettere di sperare
di vedere la costa
oltrepassando il monte
per andare lontano
arriverà il pomeriggio
e la fame del corpo
la giusta sete
ti siederai spesso all'ombra
sdraiato sopra quel prato
e sotto le nuvole darai conto
di quello che hai osato
o solo sperato
ti chiederanno di morire
per quello che hai creduto di dire
e sarà amore improvviso
a darti l'orizzonte vasto e infinito
non ti stupire se verso sera
scoprirai il mondo in un palmo
della tua sola mano
lo vedrai negli occhi
quanto basta
radicherai l'anima
a questa dolce miniatura
come pietra preziosa e nera
piena del tuo mistero
intensità di essenza
da non tradire mai
e ti riconoscerai
perché mai più potrai più pensare
di fuggire lontano
mentre scende veloce la notte
e ti troverà stupito
come chi ha imparato
ad evitare il dolore.



Ettore Tangorra   2012


Attento all'amore

Attento all'amore che dài
attento all'amore che vuoi
anche solo al tuo sguardo
se va un po' più in là del sole
che ora muore all'orizzonte
nel rosso del tuo coraggio
attento a quell'amore
che come un messaggio vola
o come un seme
che può anche attecchire
per poi morire altrove
attento ai tuoi occhi
sparano proiettili d'amore
attento a dove miri
a dove tocchi
mentre la bocca parla e vola
dove ci sono le sue mani
attento a non cadere domani
tra quei respiri
fai che non provochi dolore
ma che resti solo amore.


Ettore Tangorra   2012

venerdì 21 settembre 2012

La stella azzurra

Tengo il mio viso tra le mani
seguendo sempre i miei pensieri
ecco che sento la passione
per quest'aria che mi tocca
e spero nei giorni buoni che verranno
e ripenso a tutti quelli che ho passato
mentre ascolto il mio respiro
volano gli occhi sopra al mare
sopra a quei luoghi conosciuti
dove si scaldano le mani
vedo anche il sole su di te
che scivolando sui capelli
passa dolcissimo sul tuo viso
vorrei restare questa sera
su questa terra a riposare
e mentre passano i gabbiani
sfiorare ancora le tue braccia
e sotto quella stella azzurra
salutare la notte
fino a domani.



Ettore Tangorra   2012

giovedì 20 settembre 2012

La luce stasera

La luce mi entra negli occhi stasera
e raggiunge l'anima
che credevo persa
mentre l'acqua del mare
confonde tutti i miei pensieri
mescolando presente e passato
di lato alla scogliera
in quest'aria diversa
tra i colori di oggi e di ieri
per raggiungere il faro
e guardare più lontano.



Ettore Tangorra   2012

domenica 9 settembre 2012

Le macchinette della mia vita

Martina, classe '77, comprata usata a genova nell'84
Martina fu la prima, fino ad allora avevo potuto approfittare solo delle auto di famiglia (e ne avevo approfittato alla grande). Quando morì papà a casa restarono una Peugeot 404 TI injection 1600 cc. (targata Roma B59574 del '68) e una 504 sempre a iniezione ma di 2000 cc. (tg. Roma N36251 del '74). Erano macchine da famiglia splendide, papà era appassionato di quel tipo di vettura. Avevano entrambe la trazione posteriore con grosso albero motore che attraversava tutto l'abitacolo. Allora la "traction avant" l'avevano solo le Citroen e, in Italia le Lancia, per il resto non era ancora molto diffusa. Forse la 404 era addirittura superiore quanto a maneggevolezza, tenuta di strada e "scatto"nonostante il suo aspetto "famigliare". Non ho più ritrovato nelle auto dopo di allora tanta qualità, era il periodo storico.
La Peugeot 404 TI Injection

Peugeot 504 2000 Injection
Col senno di poi mi rendo conto che oggi sarebbero dei pezzi da collezione splendidi, ma all'epoca avevo 20 anni e pochi soldi e neanche ci pensavo a queste cose, le due auto finirono poi quasi sicuramente in Nord Africa, la prima nell' 83/84 dopo un tamponamento subito da mia sorella, e la seconda durò addirittura, pensate, fino al 97 quando mia madre acquistò una Peugeot 306 (neanche l'ombra di quella classe e di quella antica qualità). La 306 non teneva bene la strada, anche perchè mia madre ne acquistò la rara versione con la "codina", comunque era veloce col suo 1400 cc. Nel tempo ne ho guidate e possedute tante, ma quelle due appartengono davvero ad un'epoca mitica.
Martina la comprai a Genova nell'83/84 dopo un periodo di lavoro presso un architetto a Milano e mentre tentavo di laurearmi con poca convinzione. Era una Citroen Dyane 6 del '77 e ci aveva sù 90.000 Km ma a me sembrava un sogno: era tutta mia e non consumava niente col suo motore bicilindrico di 800 cc. poi era spaziosa e agile, divertentissima, ci scorazzai per mezza Italia, Baviera, Francia e Svizzera.

Nicoletta, 1986 appena arrivata a casa...



Con Martina viaggiavo bene in città dove lavoravo per una fotoagenzia che vendeva ai periodici milanesi e dove presi tante multe di divieto di sosta proprio per questo motivo, specialmente davanti alla Rusconi che allora era in via Vitruvio, ma anche in San Babila dove c'era la Cino del Duca Editore.
Poi c'erano le estati al mare o in montagna e si poteva aprire completamente la cappottina rossa. Ma la portai anche sulla neve un anno. Tenuta perfetta anche senza catene perché le ruote erano alte e strette e
quando sterzavano si inclinavano un po' (caratteristica tipica di quelle Citroen di allora).
La prima auto nuova fu la successiva 2cv comprata nel 1986. Aveva praticamente lo stesso motore della Dyane, ed era il modello originale degli anni '50 da cui poi la Dyane stessa sarebbe derivata ma con minor successo. L'86 fu proprio l'ultimo anno di produzione della 2cv se non sbaglio, ma io non lo immaginavo certo. Il modello era mitico e storico, e questo mi bastava. Quando consegnai al concessionario Nelli di Milano la vecchia Dyane fu un momento un po' triste.
Erano quelle, vetturette supereconomiche e spaziose, anche se non c'era da augurarsi un incidente anche piccolo perché erano fatte di un lamierino sottile e bastava nulla per fare una ammaccatura. Addirittura fui tamponato da un ciclista una volta che mi piegò completamente il paraurti posteriore!
...con targa belga
...con targa originale dell' 86


...con targa lussemburghese


...con targa austriaca

...con targa della allora Germania Ovest (Bonn era la capitale!)

...con targa francese classica

...con targa britannica

...con targa danese temporanea

...infine con targa olandese
Nicoletta comunque, dopo tre anni appariva già più vetusta e ammaccata rispetto a queste foto dell'inizio dell'86. Erano macchinette che invecchiavano in fretta quanto a carrozzeria. Poi magari il motore resisteva per decenni, tanto che ce ne sono ancora tantissime in mano ai collezionisti ancora oggi, alcuni modelli addirittura sono i primi della fine degli anni '50. I sedili molto spartani ma morbidi e molleggiati erano riverstiti da una tela tipo jeans e quello del guidatore era già un po' sfondato (io sono alto 1,81 e ho sempre pesato intorno ai 90 kili), poi i fermi in plastica dei mezzi vetri anteriori si erano già un po' usurati e spesso il mezzo vetro ti cadeva sul braccio appoggiato fuori dal finestrino, e anche la cappottina era sporca e impregnata di smog di Milano ed era difficile lavarla anche con una spazzola. In più si vedeva già qualche piccolo strappo che mi preoccupava e i paraurti erano tutti storti perchè bastava anche solo un piccolo urto in fase di parcheggio per ammaccarli. Infine, cosa più grave, la serratura dello sportello guidatore si era già rotta una volta e dovetti sostituirla ad un prezzo non proprio economico ritrovandomi per di più con una serratura diversa dall'altra quindi dovendo usare due chiavi diverse! Insomma non era certo una macchina robusta quanto a carrozzeria. Adesso che ci penso dev'essermi rimasta in solaio a casa di mia madre addirittura una ruota della Dyane 6, che magari ci ha pure un suo valore sul mercato! Non c'erano ruotini allora (dìo come odio con tutto il cuore i ruotini) ma ruote di scorta che erano identiche alle altre 4. A questo proposito noto che oggi nessuno più è capace a sostituire una ruota quando fora: tanti giovani mi guardano con meraviglia e si domandano come si fa!!!
Sono solo capaci di chiamare il carro attrezzi e pagare un sacco di euro...

sabato 8 settembre 2012

a Simona

A cosa pensi ragazza
in questo giorno strano
mentre l'onda arriva
e tocca la riva?
non so che luogo sia questo
ma certo è un luogo nascosto
dove trovare il mio cuore
a cosa pensi? alla tua vita, all'amore
lascia che il vento ti sfiori
che il tempo ti adori
tu sei il sapore del grano
l'incanto del mondo
sei il mio tempo migliore.



Ettore Tangorra   2007

lunedì 27 agosto 2012

Il bel cammino


Quanti sassi
e tutto quel bel tempo
in faccia e dietro le orecchie
e tutti i miei passi che danno il ritmo
al respiro e al cuore
che portano legna
al fuoco del mio motore
e pace agli occhi
buon sangue nelle mani
pensieri grandi e contenti
no, nulla che mi spaventi
tranne un languore sulla bocca
sete di tutta quella strada
fame della polvere giusta e contenta
dove danzano le mie scarpe
nella luce della costa
fra l’ombra dei rami scuri e lo spazio dei campi
sono sicuro della mia cintura
del pane da mangiare domani
e che taglierò col coltello
quando troverò conforto alla fine del giorno
oltre quella roccia
in una tana nascosta per la notte
aspettando domani
ma sì, lo so che forse mi ami.



Ettore Tangorra    2012



martedì 21 agosto 2012

Sera di vento


Ritrovo il senso delle cose stasera
gli occhi distratti ma non il cuore
sento anche il tempo tra le mie dita
ma non ci penso e ascolto
come distratto da questo ritmo
rapito in un vento
tutta la vita considero stanco
fame rapace che passa d’un tratto
che ci regala frammenti di luce
ma io son qui che sorrido
ad un pensiero leggero
che mi conduce a una immagine bella
e allora amo questo momento
da dominare con grandi vele
che ce lo facciano forte amico
così senza spavento
oltre quel ponte sul mare
seguendo un sogno
forse un bisogno segreto
con quella forza da misurare
porterò l’anima fino a domani
a quella fine che certo ver
di là dall’orizzonte delle mie braccia
mentre tengo la cima e sento il timone
lascio la scia della schiuma
questa mia rotta non lascerà traccia
mentre la cima mi rompe la mani
ma non m’importa ora che sento
l’odore preciso dell’aria
mentre dimentico ciò che mi fa rabbia
tutta questione di navigare
voglia di acqua e di vento
gli occhi ancora sul pelo dell’acqua
con tutta la gioia sulla pelle
sapore di sale amaro
che infrange la chiglia.


Ettore Tangorra   2012


 


venerdì 17 agosto 2012

Giornali, radio e TV: troppi strafalcioni linguistici!!!

GIORNALI, RADIO E TV: TROPPI STRAFALCIONI LINGUISTICI.

Viviamo nel mondo della fretta, dell’ignoranza arrogante e della superficialità ed anche chi si occupa di informazione non sfugge a questa regola.
Se è vero che non si può certo pretendere da un giornalista la conoscenza delle lingue semitiche, uralo-altaiche o scandinave, ne’una cultura da ricercatore universitario, tuttavia io credo che chi si definisce un professionista dell’informazione abbia il dovere di essersi fatto, al di là di diplomi o lauree, perlomeno una solida cultura generale unita a maturità, intelligenza, buon senso, rigore e accuratezza. Se poi il professionista gode anche del rarissimo privilegio di poter scrivere su giornali importanti o apparire in Tv, beh, allora non può assolutamente prendere sottogamba ne’la propria lingua ne’le lingue straniere come se si trattasse di dettagli senza importanza.
Anche non conoscendole bene tutte, un giornalista non può non saper pronunciare o scrivere nomi o parole in inglese, francese, spagnolo e tedesco! E’ una questione appunto di professionalità se non di stile perbacco!
Insomma una certa sciatta arroganza nostrana in queste cose rischia davvero di rovinare pezzi giornalistici anche ben fatti. Ma secondo voi è mai possibile continuare a tollerare che su giornali, radio e Tv nazionali tutti i santi giorni e tutto il santo giorno si leggano o ascoltino strafalcioni colossali, ma non in magiaro o finnico o in lingua uzbeka, ma nelle quattro principali e straconosciute lingue europee? Negli ultimi vent’anni mi è capitato di leggere o ascoltare tali e tanti obbrobri che davvero la cosa non è più assolutamente ammissibile. Oggi poi è talmente facile ed immediata la possibilità di documentarsi anche su Internet che credo che si tratti solo di pigra sciatteria e basta. E purtroppo il fenomeno si estende o parte proprio ahimè anche dalla cattiva conoscenza dell’italiano stesso!
Io a questo punto dico basta: è possibile che così come esiste chi controlla il vestiario, il trucco, la pettinatura, le luci di studio, non vi sia mai qualcuno che a gesti dalla regia riesca a far capire al giornalista di turno che sta leggendo male un nome straniero, possibile che lui stesso non si sia preparato prima di andare in onda? Possibile che prima che sia stampato un pezzo non sia verificato da qualcuno? Ma non esistevano una volta i famosi “correttori di bozze”?
Perché allora - si chiede il lettore o lo spettatore comune che magari ha studiato e si è diplomato o laureato - perché mai non ci potrei stare io al posto di lavoro di quel personaggio così trascurato e superficiale? Forse solo perché non ho mai goduto delle amicizie giuste o degli appoggi politici influenti o del chirurgo estetico costoso? –
La domanda è assai più che legittima e temo che la risposta sia assai più che scontata.

SOLO  ALCUNI DEI FREQUENTI ERRORI TRATTI DALLA TRISTISSIMA REALTA’ QUOTIDIANA :
        -          Fransuàsolland per François Hollande: ora, premesso che al maschile è fransuà e basta (senza far sentire la "s" come al femminile dove c'è la "e" finale) ma poi chi ti autorizza a fare la "liaison" tra nome e cognome?
        -          Liccestìn per Liechtenstein  (no, non è dialetto friulano…)
-          Sanvissèn per Saint Vincent (cos’è, un tipo di wafer?...)
-          Uoterlù per Waterloo (anche non sapendo bene il fiammingo, beh ma non si trova in Alabama…)
-          Biùndebènk per Bundes Bank (assolutamente no comment…)
-          Diùccbènk per Deutsche Bank (non c’è limite al peggio…)
-          Sammorìsse per Sankt Moritz (non si tratta di parolaccia romanesca…)
-          Vàgner (col la “gn” di bigné) per Wagner (questo è un po’ tipico dei miei concittadini milanesi…)
-          Mùratt per Murat (Gioacchino, no, non è un manovale bergamasco…)
-          Buonesàrries per Buenos Aires (forse uno dei più terrificanti…)
-          Roost Beaf per Roast Beef (assolutamente sublime…)
-          Sanzebbàstians per San Sebastiàn, in Spagna (a parte la doppia “b” e la “z”, resta il mistero su quella “s” finale…)
-          Muntabbàik per Mountainbike (ma se riportassimo in auge il vecchio e simpatico termine italiano di “rampichino”? Perché ce lo siamo scordato?...)
-          Tappinrollànd per Tapis Roulant (senza scomodare le gesta di Rolando, ma io dico: piuttosto chiamalo “rampa mobile” o qualcosa del genere…)
-          Iosé per José (uguale uguale per spagnolo o portoghese che sia: e allora sia quel che sia…)
-          Viùstel o Viùste per Wurstel (uno degli errori più antichi ed esaltanti…)
-          Maionnéss per Mayonnaise (ma lo sai o no che esiste anche l’italianissimo “maionese”?...)
-          Cekàpp per Ketch-up (ma forse intendevi Check-up il controllo generale della salute?...)
-          Cevingùm per Chewing Gum (beh, questo è simpatico dài, anche se io lo dicevo a otto anni, sì ma poi mi sono corretto da solo…)
-          Kile per Chile (sì, è vero che se fosse italiano si pronuncerebbe così, ma resta il fatto che il nome è spagnolo, e quel che è peggio è che esiste anche il termine italiano “Cile” ed è ancora peggio il fatto che tu che fai il giornalista non l’abbia mai sentito!!!...)
-          Guàrdraill per Guard-Rail (roba che neanche Totò…)
-          Vosvàgen, Voskvàgen, Voksvàghen o Volsvàghen per Volkswagen (anche questo è uno dei più antichi e radicati senza più alcuna speranza ormai. Viene il dubbio che una nota casa svedese si sia accoppiata con una altrettanto nota tedesca, mah…)
-          Peggiò o Pèuggiò o Piuggiòt  per Peugeot (eh sì, vabbè vabbè…)
-          Renòld o Renòlt per Renault (eh, che ci vuoi fare?...)
-          Curmaièr o Curmaiùr per Courmayeur (eh sì che si tratta di località italiana, eppure nessuno la sa leggere…)
-          Per la piemontese Sauze-d'-Oulx (che tu mi pronunci ahimè Sàuzdàul ) potrei anche scusarti in fondo, anche se invece di andarti ad arrampicare sugli specchi dovresti sapere che esiste la versione italiana di “Salice”…
-          Brekfaast per Breakfast (manco fosse un villaggio boèro del Sudafrica…ma, mi stai dicendo che tu giornalista non sai chi erano i boeri? No, non parlo dei cioccolatini perbacco…)
-          Videltonné per Vitel-tonné (ma non era poi così difficile, dài…)
-          Interland milanese per Hinterland milanese (sì, vabbè: Inter-Milan 4 a zero…)
-          S’es la vie per c’est la vie (mah, forse in un provenzale antico…)
-          Turnower per Turn Over (mah, forse così lo scrivono i polacchi…)
-          Lait motiw per Leit Motiv (cos’è un nuovo latte dietetico zero grassi?...)
-          Parching per Parking (voglio intensamente sperare che sia solo una distrazione…)
-          Garag per Garage (così invece credo lo scrivano i turchi nell’ortografia introdotta da Kemal Ataturk nel 1920… no, no, ma mica scherzo, dico sul serio, andate a vedere…)
-          La All dell’Hotel per la Hall dell’Hotel (si vede che lì ci trovi di tutto…)
-          La città francese di Lyon (talmente sconosciuta ai più che si potrebbe quasi chiamarla Lione, no?...)
-          Sànvensan per Saint Vincent (ma se mi sai dire perfettamente “sentropé-Saint Tropez”, perché mai non mi sai pronunciare anche Saint Vincent?...)
-          Sansàlvador per San Salvador (ma perché me lo pronunci come un turista texano in gita?...)
-          Frè-ud per Freud (questa è davvero degna di analisi psicanalitica…)
-          Rìcciard Uèghener per Richard Wagner (e chi è, un musicista jazz di New York?...)
-          Iàangh per Jung (nome tedesco....allora perchè me lo pronunci come Neil Young?...)
-          ...sulla die Uèlt tedesca per sulla die Welt (cioè, sai addirittura che è femminile e non me lo pronunci bene?...)
-          von Beethoven per van Beethoven (no, non è "von" perchè è un nome della Westfalia di origine olandese, quindi lascia lì quel "van" tipo van Gogh, van Dijk che ci sta benissimo...)

Poi vi è anche quella o quel giornalista che con somma disinvoltura usa nomi in lingua originale anche se ne esistono di corrispondenti in italiano che sono quelli più consolidati nell’uso comune:
-          Antwerpen per Anversa (ma io dico: perché andarsi a complicare la vita?...)
-          Pàris per Parigi (ma è in lingua sarda? Questo davvero non ha nessun perdono neanche in appello…)
-          Frankfurt per Francoforte (ma che, davvero non l’hai mai sentito il nome nella versione italiana? Ma non ci credo dài…)
-         Lisboa per Lisbona (ma proprio non l'hai mai sentita Lisbona? Non ci credo manco se lo giuri!...)
-         Ossimòro per ossìmoro, (figura retorica nella quale si accostano termini di senso contrario: es.: "viva la morte!") pronunciato al Tg2 da una giornalista che si presuppone almeno diplomata!!!

E’ vero che negli anni sessanta Ruggero Orlando ci parlava da Nuova York (vi ricordate?) ed oggi non si usa più dire così, perché la lingua è in continua evoluzione, ma esiste comunque un limite ben definito e se una cosa non si usa o meno…beh, chi scrive dovrebbe saperlo!



Ettore Tangorra   2012

domenica 12 agosto 2012

Tempo di felicità

Come mi pizzica il naso
e bruciano gli occhi
sulla polvere della strada
tutta quella già fatta
con la musica ascoltata
le lacrime cattive e maledette
e tutta la gioia che ci tocchi
quando batte il cuore la sera
ripensando ai gesti e alle parole
come vanno dette
legate strette
all'anima delle cose
e non buttate al vento
camminando sotto il sole
vorrei fermare ogni volta il treno
ma so che non si fa'
che la felicità si gusta solo di corsa
col respiro sospeso
sotto il pelo dell'acqua
e col permesso del tempo.



Ettore Tangorra   2012

mercoledì 8 agosto 2012

Le mie rose (a mia figlia)

Ho amato tanto le rose
le ho anche coltivate
accarezzate e raccolte
mentre non sapevo chi ero
e quanto ne volevo
e nel profumo intenso della pelle
ne ho anche approfittato
quasi senza capire
ne ho mangiato
senza accorgermi del tempo
per allontanare il buio e lo spavento
ho poi morso
e mi sono graffiato
forse non m'accorgevo delle spine
mentre era tutto così giusto e vero
rose del tempo sospeso
specchio degli occhi aperti
là dove ho perso l'anima
tra pezzi d'infinito.




Ettore Tangorra    2012


Cattivi maestri e studenti italiani

Sono veramente schifato, sì non trovo un altro termine adeguato, schifato e nauseato dall' ignoranza becera di cattivi maestri e student...